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2024 - 2025

BLUE WHALE

morire intero o vivere a metà

Il suicidio è un tabù. 
Si parla di depressione, celando il suo gesto più estremo, il suicidio. Una parola evitata, una realtà taciuta.


Dare voce a chi non ne ha più è l'obiettivo. Miriamo a spezzare la condanna del silenzio di questo fenomeno, restituendo dignità e storia ad ognuna di quelle vite che la società ha liquidato come fake news e prontamente dimenticato. Questo lavoro funge da memoria per ognuna di quelle vite.


Blue Whale racconta al mondo ciò che abbiamo dimenticato, che ha ucciso ma che andava ricordato. È la storia di giovani che non hanno più una storia. Spinti ad affrontare l'ultimo passo dall’alto di un palazzo. Un passo che ha lacerato il tessuto di un'intera generazione. 


Tutto è nato da un gioco online, una challenge sui social, il suicidio organizzato: la "Blue Whale Challenge". Nata in Russia nel 2013, prevedeva cinquanta prove in cinquanta giorni: svegliarsi alle 4:20, guardare film disturbanti, ascoltare musica malinconica. Prove dettate da amministratori anonimi. Il dolore diventava metodo, l'isolamento un vincolo, fino al culmine del percorso, il suicidio. Nessuna metafora: la balena blu muore.


Il 23 novembre 2015, Rina Palenkova si gettò sotto un treno, e la sua morte divenne un rito da emulare. Nel 2017, Philipp Budeikin fu arrestato per aver spinto 16 adolescenti al suicidio, definendoli "rifiuti biologici".
Oggi, la Blue Whale Challenge è stata dimenticata. Gli hashtag sono stati cancellati, i gruppi chiusi, i curatori arrestati. Ma il silenzio è complicità.

Ogni immagine è una tappa: la graduale perdita di sé, fino all'estremo sacrificio. Tra luci ed ombre. Tra morire intero, seguendo ordini altrui, o vivere a metà, immaginando giorno per giorno il proprio suicidio.

Il progetto fotografico è composto da 28 immagini.

© Ermes Signorile. All rights reserved.

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